Editoriale – L’antisemitismo torna tra noi

Fin dall’Agosto 2017, con un lungo articolo, ci eravamo occupati del crescente antisemitismo in Europa. Riprendiamo l’argomento, purtroppo, alla luce di quanto sta accadendo dal 7 Ottobre in Israele e nel mondo.

In quella estate riportavamo, tra l’altro, le dure e taglienti considerazioni dello scrittore Sebastian Villar Rodriguez apparse in un non identificato giornale spagnolo fin dal 2008 e contestualmente spiegavamo che avremmo usato il condizionale perché non in possesso del testo originale del suo scritto, ma di una traduzione di Romolo Giovanardi apparsa nel web.

Ebbene sotto il titolo “Tutta la vita europea è morta ad Auschwitz”, lo Scrittore spagnolo raccontava che «mentre camminavo lungo una strada di Barcellona, all’improvviso scoprii una terribile verità: L’Europa morì ad Auschwitz (…). Abbiamo ucciso sei milioni di Ebrei e li abbiamo sostituiti con ventisei milioni di Musulmani. Ad Auschwitz abbiamo bruciato cultura, pensieri, creatività, talenti.

Abbiamo distrutto il popolo prescelto, davvero prescelto, perché hanno prodotto persone grandi e meravigliose che hanno cambiato il mondo. Il contributo dato da queste persone si è esteso a tutte le aree della vita; scienza, arte, commercio internazionale e, soprattutto, alla coscienza del mondo.

Queste sono le persone che abbiamo bruciato e, fingendo tolleranza, volendo provare a noi stessi che eravamo guariti dalla malattia del razzismo, abbiamo aperto le porte a ventisei milioni di musulmani che ci hanno portato estremismo religioso e mancanza di tolleranza. (…)

Costoro hanno fatto saltare i nostri treni, hanno trasformato le nostre belle città spagnole in città del terzo mondo inondandole di sporcizia e di crimine.

Chiusi nei loro appartamenti, ricevono aiuti gratuiti dai governi e intanto pianificano assassini e distruzione degli ingenui ospitanti. E così, ciechi come siamo, abbiamo scambiato cultura con odio fanatico, abilità creative con abilità distruttive, intelligenza con arretratezza e superstizione.

Abbiamo scambiato la ricerca di pace dei Giudei d’Europa e il loro talento, col creare un futuro migliore per i loro figli, il loro attaccamento alla vita perché la vita è santa, con coloro che cercano la morte, con persone piene di desiderio di morte per se stesse e per gli altri, per i nostri figli e per i loro. Che errore terribile ha fatto questa misera Europa!».

Non è facile valutare il contributo che i vari popoli hanno dato all’elevazione dell’umanità. È un dato di fatto, però, che a fronte di 7 premi Nobel attribuiti alla popolazione islamica (composta da un miliardo e 200 milioni di persone), ne sono stati conferiti 129 a quella ebrea (19 milioni di anime o poco più).

Insigni biblisti si interrogano tuttora sull’enigma di un popolo, quello ebraico, che, circondato da altri popoli tutti politeisti, attorno al 700 prima di Cristo, sia diventato monoteista. Dio avrà avuto qualche motivo per scegliere Abramo, o no?

È davvero misteriosa la storia di questa minuscola comunità (meno dello 0,2 per mille della popolazione mondiale); una storia striata di sangue che si perpetua da generazioni in generazioni alla ricerca di una pace tanto agognata, ma mai raggiunta.

Oltre alla guerra del 1948, anno di proclamazione dello Stato d’Israele, gli Ebrei hanno sostenuto una serie di altri conflitti con il mondo arabo nel 1956, 1967, 1973, Libano (1978, 1982-2000, 2005) e Gaza (2000 ad oggi).

Nonostante siano stati costantemente perseguitati gli Ebrei non promuovono il lavaggio del cervello dei bambini nei campi di addestramento militari insegnando loro come farsi esplodere e causare il massimo delle morti dei loro supposti nemici.

Gli Ebrei non dirottano aeroplani, non uccidono atleti alle olimpiadi, non si fanno esplodere nei ristoranti, non massacrano ragazzi in discoteche. Non c’è un singolo Ebreo che abbia distrutto una chiesa. Gli Ebrei non fanno traffico di schiavi, non hanno capi che chiamano a raccolta per le Jihad (guerre sante) e per fare morire tutti gli infedeli.

Forse molti Musulmani dovrebbero investire di più nell’educazione di base e lamentarsi meno degli Ebrei per i loro problemi. I Musulmani dovrebbero cominciare a chiedersi che cosa possono fare per l’umanità prima di pretendere che l’umanità li sostenga senza condizioni.

Al di là dei sentimenti e delle opinioni riguardo alla crisi fra Israele e i Palestinesi dovrebbe far riflettere l’affermazione di Benjamin Netanyahu: «Se gli Arabi rinunciassero alle armi oggi, non ci sarebbe più violenza; se gli Ebrei rinunciassero alle armi oggi, non ci sarebbe più Israele».

Nello statuto di Hamas, un’organizzazione politica e militare palestinese islamista, sunnita e fondamentalista, è detto chiaramente che «Israele non deve esistere».

I governi dell’Iran e del Qatar finanziano organizzazioni militari, anche terroristiche, per combattere l’Occidente. A Teheran, come in tanti altri centri musulmani, si afferma che l’Olocausto sia un mito.

Non ripetiamo l’errore dei Tedeschi che girarono il volto per non vedere quanto accadeva nei campi di sterminio. Il mondo ispirato ai valori giudaico-cristiani si scuota dal torpore e torni a compattarsi.

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